La presa di coscienza riguardo al benessere
fisico e mentale dei cani di razza pura non
è materia recente. Al congresso WSAVA (Word
Small Animal Veterinary Association) di
Parigi nel 1967, dopo aver considerato il
livello di aberrazione di certi soggetti,
considerati “campioni” nelle loro tipologie,
soprattutto Bulldog e altri brachicefali
spinti, e considerando con preoccupazione
che proprio questi individui erano guardati
dagli allevatori come i prototipi ideali da
perseguire, si attestava “ogni standard
dovrebbe contenere una raccomandazione per
il giudice della relativa razza che attiri
l’attenzione su quei particolari che
rivestono importanza ai fini della funzione
fisiologica, della capacità di movimento e
della integrità fisica” ma il commento di
Eberhard Trumler sul suo “Hunde ernst
genommen” del 1975 era: “ . . . ciò
presuppone naturalmente che ci si renda
conto in primo luogo che l’essere
continuamente malato non rientra nella
normalità dello stato fisico di un cane, ma
è un segno inconfondibile di debolezza
costituzionale”.
Quarant’anni dopo, buona parte del lavoro
quotidiano del Medico Veterinario si basa su
difetti congeniti e predisposizioni su base
ereditaria oltre che su squilibri endocrini
e riproduttivi. Tutti questi problemi sono
causati dal semplice fatto che nella
selezione delle razze non si tiene conto
della fitness biologica (attitudine
funzionale, capacità fisica, integrità
riproduttiva, resistenza alle malattie) ma
di caratteri esclusivamente estetici.
Gli standard di razza sono già fonte di
innumerevoli dubbi riguardo il buon senso
dei redattori e di chi li ha avvallati,
essendo gli autori di dette descrizioni
etniche, allevatori e cinologi ma non
genetisti né medici veterinari e questi
esperti non sono stati, il più delle volte,
neppure consultati.
Il maltrattamento genetico si sviluppa su
diversi fronti:
- selezione estetica per le
esposizioni canine, fine a se stessa
che, senza controllo, porta ad anomalie
determinanti diminuzione della fitness e
della stamina – tra cui nanismo e
gigantismo eccessivi - o vere
aberrazioni, patologie su base
ereditaria, inbreeding depression,
vulnerabilità a disturbi mentali;
- la depressione da consanguineità
peggiora parallelamente al numero di
individui che vengono scartati dai piani
d’allevamento perché affetti da ovvie
patologie genetiche (per esempio
displasie articolari) insieme con
altrettanti cani sani ed equilibrati ma
recanti tratti indesiderati come colori,
marcature o pigmentazioni non graditi (e
spesso mancano anche le competenze
necessarie riguardo la genetica dei
colori nei redattori degli standard);
- allevatori/espositori senza scrupoli
presentano nei ring, e quindi promuovono
come stalloni, cani che nelle mani
altamente professionali di groomer e
handler sono “preparati” in modo da
esibire un modello morfologico perfetto,
anche quando sono coscienti che questi
soggetti sono portatori di pericolose
patologie ereditarie;
- incapacità degli allevatori di
cooperare apertamente, confrontandosi e
scoprendo insieme quei problemi che
emergono, inevitabilmente, e che vengono
invece tenuti nascosti per non
pregiudicare il successo dei
riproduttori mentre dovrebbero compilare
registri aperti con la segnalazione
delle patologie ereditarie di cui ogni
individuo è risultato portatore;
- selezione di cani con alterazioni
dei comportamenti sociali (da
combattimento), riduzione della
plasticità comunicativa (tipo bull) e
vulnerabilità a aggressività immotivata
(selezione della dimensione
aggressività). I prodotti di questa
selezione controevolutiva (il cane è
infatti una specie sociale obbligata)
tendono a divenire, con preoccupante
frequenza, adulti difficili da gestire
per famiglie non esperte e preparate e,
di conseguenza, finiscono per essere una
componente importante delle popolazioni
di animali che passano la loro vita nei
canili;
- allevamento commerciale senza
criteri selettivi (puppy farm) presso
“fabbriche di cuccioli” il cui unico
interesse è quello economico. In questi
allevamenti in batteria i riproduttori
non vengono sottoposti ad alcun vaglio
selettivo, né morfologico, né sanitario,
né comportamentale. Inoltre gli animali
vengono detenuti in condizioni di
malgestione o addirittura di
maltrattamento per deprivazione di
stimoli ambientali e sociali.
Nel corso degli ultimi 50 anni,
nell’ambito della cinofilia sportiva, si
assiste a un progressivo, invadente
interesse quasi ossessivo per le esposizioni
di bellezza, che diventano l’unico scopo
dell’allevatore-selezionatore: far venire al
mondo il campione è l’unico vero fine,
mentre parallelamente cresce il disinteresse
per tutte le caratteristiche diciamo “non
estetiche”; le conseguenze non tardano a
emergere: siano un generale inbreeding
depression, o patologie su base congenita
moltiplicatesi a causa della consanguineità
e dei successivi colli di bottiglia che
vengono imposti alle popolazioni dalla
frammentazione in varietà di pelo (peli
duri/rasi/lunghi), di taglia
(giganti/medi/nani), di colore, ciascuna
chiusa all’accoppiamento per divieto, e poi
attraverso le stirpi e le linee di sangue
che ogni gruppo di allevatori finisce per
privilegiare e che sono chiuse per scelta o
siano infine, ma non certo ultimi per
importanza, problemi a carico della sfera
comportamentale; tutto ciò che non è
attivamente ricercato nella selezione, andrà
perduto.
È stato coniato il termine maltrattamento
genetico per indicare il volontario o anche
involontario disinteresse per
caratteristiche importantissime per la
qualità della vita e il benessere
dell’animale, fenomeni degenerativi o non
adattativi fisici e/o temperamentali, a
favore di una spiccata selezione positiva
per privilegiare tratti morfologici troppo o
del tutto secondari o profili
comportamentali disadattativi.
In altre parole il maltrattamento genetico
si verifica quando le scelte di selezione
sui riproduttori sono condotte ignorando
coscientemente o non coscientemente (per
ignoranza) i problemi genetici che possono
essere fonte di handicap o patologie
invalidanti anche mortali o turbe del
comportamento. In ogni caso avremo
maltrattamento nei confronti dei cuccioli
che vengono messi al mondo, profonde
ripercussioni sulla relazione tra cane e
famiglia d’adozione a causa del
coinvolgimento emotivo, gestionale e, non
ultimo, finanziario. E per il cane può
configurarsi la tragedia dell’abbandono o
della soppressione.
Il maltrattamento genetico è ben più grave
del maltrattamento fisico di un singolo
individuo, è da detestare e da perseguire
come forma di crudeltà che ha conseguenze
che si trasmettono da una generazione
all’altra. Non possiamo ammettere che la
storia del cane domestico, iniziata almeno
15-20.000 anni fa, svariati millenni prima
dell’addomesticamento di qualunque altro
animale o pianta, sia sminuita nel suo
valore bioculturale nella nostra stessa
storia sociale e questa presa di coscienza
deve tradursi in una decisa denuncia contro
le molteplici selezioni incoerenti di cui
siamo, spesso, testimoni passivi.
L’approfondita conoscenza delle tante
dimensioni contribuenti è base
indispensabile per poter proporre interventi
correttivi che dovranno obbligatoriamente
coinvolgere e convincere tutte le categorie
professionali e amatoriali che gravitano
intorno all’allevamento del cane di razza.
Dr. Barbara Gallicchio
Ambulatorio Privato:
via Zuretti 2/A –20125 Milano (Italia)
e-mail: cyberflukevet@tiscali.it
www.asetra.it
Medico Veterinario, vive e lavora a Milano
come Libero Professionista, dedicandosi in
particolare alla Medicina Comportamentale,
all'Etologia Applicata e alla Teriogenologia
Veterinaria. Dal 1974 si occupa di etologia
e cinologia e intrattiene rapporti di
collaborazione scientifica con studiosi in
tutto il mondo. Dal 1995 si è dedicata
all'approfondimento dell'addomesticamento e
dell'ontogenesi del cane e dei molteplici
problemi legati alla selezione moderna delle
razze pure. Tiene regolarmente seminari e
lezioni nell'ambito di corsi universitari
(Docente al Master in Medicina
Comportamentale Degli Animali D'Affezione;
al Master in Scienze Etologiche; al Master
in Attività di Pet Therapy -dell'Università
di Pisa- Facoltà di Medicina Veterinaria) e
parauniversitari (SIUA, THINKDOG, CSEN). Per
hobby si interessa di cinofilia; è referente
scientifico di varie associazioni di
allevatori di cani di razza. Al momento aree
di speciale approfondimento e ricerca sono
l'aggressività canina e il maltrattamento
genetico.
Con alcuni colleghi ha fondato ASETRA,
Associazione di Studi Etologici |